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GIACOMO ANNIBALDIS

 

Statue sacre eppur si muovono

  

    


  

«La Madonna si è mossa»: è questo l'ultimo prodigio conclamato da numerosi fedeli ad Acerra, presso Napoli. Sostengono di aver visto una statua della Vergine animarsi, spostare le gambe (invisibili) e quindi agitare la veste di marmo e gesso. Altri fedeli giurano di aver visto i suoi piedi «assumere sembianze umane», che forse vuol dire: diventare di carne. La tecnologia viene chiamata a testimoniare il portento, perché alcuni presenti avrebbero filmato i movimenti della statua con i videofonini.

Alle Madonne, ai Cristi e ai Padre Pii che non smettono di versare lacrime e trasudare sangue, ecco ora affiancarsi questa Vergine semovente. L'antropologia e la psicologia hanno già espresso la loro visione rispetto a questi fenomeni di suggestione di massa. Che di certo non colpiscono solo i fedeli cristiani, dal momento che erano accertati anche ai tempi «degli dei falsi e bugiardi». A dimostrazione che essi appartengono a un sustrato primitivo addensato nel profondo dell'uomo.

Chi non ricorda l'epico rifiuto della statua Atena a Troia a vedere lo stupro subìto da Cassandra? La dea chiuse gli occhi. Bene: il portento delle statue era cronaca quotidiana anche a Roma. Dove gli dèi si chiamavano «numi», proprio perché - sembra - le loro statue «annuivano» di fronte alle richieste di grazia dei supplici. Giulio Ossequente, uno sconosciuto compilatore del IV secolo, raccolse molti di questi eventi miracolosi nell'operetta intitolata appunto Prodigi.

Per chi ha voglia di sorridere e di sorprendersi per la persistenza secolare di certe superstizioni, è a disposizione una edizione recente edita da Mondadori. Leggendola, si scoprirà che i fedeli latini erano altrettanto suggestionati da statue che si muovevano, che trasudavano sangue e piangevano. Le immagini marmoree degli dei cambiavano spesso e volentieri posizione. Il caso più eclatante si verificò nel 48 a. C., quando in diversi luoghi del vasto dominio di Roma, molte statue si girarono da sole. Presagio funesto: quell'anno Pompeo Magno trovò la morte in Egitto. Ma già nel 179 a Roma tutte le divinità girarono la testa. Ci fu anche lo spericolato simulacro di Marte che si capovolse e restò a testa in giù; mentre a Norcia, nel 97 a. C., quello di Giove si girò verso sinistra, il che fu considerato un segno favorevole.

Le divinità piangevano anche allora o trasudavano sangue. L'evento più ricordato si verificò nel 130 a.C. a Cuma (non lontano dalla attuale Acerra!): per quattro giorni nella cittadina campana dall'effigie di Apollo sgorgarono lacrime. L'episodio è diventato famoso, perché fu ripreso da sant'Agostino nella sua opera La città di Dio; il vescovo di Ippona e padre della Chiesa sembra quasi accreditare l'idea - alquanto superstiziosa - che ciò potesse avvenire davvero: «Risulta da ciò, che qualche volta le composizioni poetiche, leggendarie ma verosimili, descrivono adeguatamente il comportamento di questi spiriti».

A sudare ci pensano anche i simulacri di Mercurio ad Arezzo, di Marte a Roma, mentre la statua del sommo Giove nel 42 a.C. versò sangue dalla spalla e dal pollice. Ma, a quanto pare, la prima a lacrimare fu nel 181 a.C. l'immagine di Giunone Salvatrice a Lanuvio: e ciò fu un prodigio che annunciava sciagura e morte. La pestilenza che ne seguì fu così letale che i becchini non riuscirono a far fronte alle innumerevoli morti.

Quando i numi piangono e gettano sangue è preannuncio di sventura, di guerra, di morte. «Messaggi» che sono rimasti inalterati anche per i fedeli cristiani, i quali proiettano in questi eventi religiosi le loro inconsce paure e il diffuso timore di catastrofi e di guerre (e di diffusione di comunismo). I Romani intrecciavano a questi «avvertimenti» sacri anche fenomeni atmosferici incredibili (inusitate comete, piogge di sassi e di latte, strane eruzioni) e nascite mostruose (bambini con più gambe o senza orifizi, mule che partoriscono, animali parlanti). Terribile è sempre la scoperta di ermafroditi, umani con organi sessuali maschili e femminili insieme (nel mito la creatura era figlio di Ermes e Afrodite). Questi sventurati venivano allontanati dalla comunità, messi su una barca e abbandonati in mare aperto: spettava a un coro di vergini, in gruppi di nove per tre, purificare la città con il canto. Insomma, le superstizioni non muoiono mai.

   

Giacomo Annibaldis

 

 

 
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da "La Gazzetta del Mezzogiorno", 29/7/2005 (segnalato da M.T. Rauzino)

 

  

 

 

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