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LE OPERE E I GIORNI | a cura di Stefania Mola | Otranto |
Le opere e i giorni Il mosaico pavimentale I mesi
L’attività che caratterizza la raffigurazione di questo mese è la preparazione delle provviste per l’inverno, che tiene conto soprattutto del fabbisogno di carne, ed è esemplarmente espressa attraverso la scena della macellazione di un cinghiale, colto nell’attimo cruento in cui il contadino - che a gambe divaricate lo tiene fermo con la mano sinistra - affonda la lama del suo coltello nella gola dell’animale; sulla destra è raffigurato anche un maiale.
La collocazione di questa attività nel mese di dicembre è piuttosto diffusa, nell’ottica dell’esaltazione di un momento dell’anno in cui le attività si fermano per lasciare spazio al riposo, al sollazzo e ai piaceri della tavola. Il contesto otrantino, tuttavia, sceglie di dare risalto - ancora una volta - esclusivamente all’aspetto più impegnativo e faticoso della continua ed incessante lotta per la sopravvivenza, eludendo qualsiasi riferimento al meritato riposo.
Accompagna la raffigurazione di Dicembre il segno zodiacale del
Sagittario, governato da Giove, nono segno dello zodiaco (e, insieme al Leone e all’Ariete, segno di Fuoco) che chiude il trimestre d’autunno, ponendosi a ridosso del solstizio d’inverno quando, terminati i lavori nei campi, gli uomini si dedicano principalmente alla caccia.Lo rappresenta un centauro, con l’arco tra le mani e la freccia pronta ad essere scoccata.
All’interno dello zodiaco, il Sagittario evoca il movimento, gli istinti nomadi, l’indipendenza ed i riflessi pronti. La sua è una figura di sublimazione, tanto rispetto alla viscerale potenza ignea dell’Ariete, quanto a quella volontaria e consacrata alla grandiosità dell’Io propria del Leone: i quattro zoccoli dell’ibrido sono ben piantati al suolo, mentre la metà umana si drizza verso il cielo, con l’arco teso nelle mani e la freccia diretta verso le stelle. La forza di una creatura piena, che pone la vita nella più vasta apertura verso l’universo.
La scena è accompagnata dall’indicazione del mese (De/ce[m]/ber).
Iconografia del centauro nel Medioevo
«I centauri assomigliano ad uomini dal cuore falso e doppio; hanno le apparenze della devozione, […] ma la sostanza di avversari e di eretici. Con i loro amabili discorsi seducono il cuore degli innocenti». Secondo il Physiologus, l’immagine del centauro si addiceva agli eretici ed alla loro interna dissociazione che li faceva considerare metà cristiani e metà pagani. Ma il vero specchio del pensiero medievale in merito è rappresentato da Dante, che nella Divina Commedia colloca i centauri nell’inferno (Inf., XII) a guardia dei tiranni.
Il Medioevo li considera demoni pericolosi, li rappresenta spesso con i capelli in fiamme, per lo più armati, soprattutto di freccia ed arco pronto a scoccare. Talvolta l’obiettivo è una colomba, talaltra un cervo, entrambe figurazioni simboliche dell’anima, facili prede spesso raffigurate mentre vengono trascinate via dopo la cattura.
Mitologia della costellazione del Sagittario
Il Sagittario è una costellazione identificata con il centauro nell’atto di scagliare una freccia verso Antares, il centro dello Scorpione.
Nella mitologia greca il Sagittario era Croto, un satiro (metà uomo e metà capra, con una lunga coda equina) spesso rappresentato in piedi, figlio della ninfa Eufeme e del dio Pan, cresciuto sul monte Elicona insieme alle Muse, di cui Eufeme era nutrice. Si narra che Croto fosse l’iniziatore della pratica dell’applauso, quale segno di apprezzamento nei riguardi delle esibizioni artistiche delle sorelle di latte. Le Muse, per ringraziarlo, chiesero a Zeus di assumerlo in cielo.
Croto era anche considerato l’inventore del tiro con l’arco (nella costellazione appare, infatti, nell’atto di scoccare dardi o, in altre versioni, semi di grano che, toccando il terreno, divenivano spighe).
Per i Romani il Sagittario era Chirone, il saggio centauro educatore di Giasone, Achille ed altri famosi eroi, sebbene fosse più ovvio associare Chirone alla costellazione del Centauro. In altre versioni, pare che proprio Chirone avesse creato la costellazione del Sagittario per guidare Giasone e gli Argonauti verso il vello d’Oro.
©2002-2003 Stefania Mola