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LE OPERE E I GIORNI | a cura di Stefania Mola | Otranto |
Le opere e i giorni Il mosaico pavimentale I mesi
Accompagna
la raffigurazione di gennaio il segno zodiacale del Capricorno,
governato da Saturno, decimo segno dello zodiaco (e, insieme alla Vergine e al
Toro, segno di Terra) che inizia con il solstizio d’inverno. Lo rappresenta
tradizionalmente un essere con corpo di capro e coda di pesce, ma ad Otranto
la natura ibrida non è distinguibile nell’animale raffigurato, piuttosto
simile ad un caprone (regolarmente dotato di quattro zampe, di cui tre
visibili) munito di corna.
All’interno dello zodiaco, il Capricorno è il segno che coincide con il solstizio indicato come porta degli dei, quando la morte apparente della natura corrisponde alla pienezza spirituale, al momento di maggior ingegnosità dell’uomo finalmente libero dal lavoro stagionale. Metafora della fine di un ciclo, e soprattutto dell’inizio di un nuovo ciclo, nel nostro emisfero il Capricorno rappresenta simbolicamente lo spogliarsi, il ritirarsi ed il concentrarsi dell’inverno nella sua severa grandezza, punta estrema di freddo ed oscurità, “ora zero” per i chicchi affondati nel terreno in vista della lontana maturazione delle messi.
L’elemento
Terra dà qui l’avvio al processo di lenta ascesa delle forze profonde: è
la terra fredda, quella delle semine invernali, nelle cui profondità si
svolge la silenziosa e faticosa opera della vegetazione.
La
scena è accompagnata dall’indicazione del mese (Ia/nus,
in luogo di Ianuarius).
Il
segno di abbreviazione posto sulle lettere ia
potrebbe far pensare che in origine il gruppo di lettere a destra fosse rius
(quindi abbreviato in I[anu]a/rius),
e che ci sia stata una alterazione significativa nel restauro della seconda
metà del XIX secolo. D’altronde non sono rare le incongruenze e le
disomogeneità nel sistema di abbreviazione e nell’indicazione dei mesi
otrantini, basti pensare agli esempi di aplis (aprile) ed ag
(agosto) e alla forma genitiva usata incomprensibilmente per i mesi di maggio
e di giugno.
La
raffigurazione dell’uomo che si scalda vicino al fuoco per il mese di
gennaio può essere considerata un’eccezione del contesto otrantino, che
attraverso la scelta di una scena realistica (la necessità di difendersi dal
freddo) si distacca dall’iconografia corrente e diffusa nella maggior parte
dei calendari e cicli dei mesi italiani ed europei. Il caput anni, infatti, è
di norma associato alla raffigurazione di Giano, divinità bifronte
massimamente espressiva del carattere di transizione proprio del mese. È
possibile che la raffigurazione otrantina costituisca una labile reminescenza
della personificazione di Giano in forma umana (spesso posta all’interno di
banchetti e tavolate familiari nella raffigurazione dell’inaugurazione
gioiosa dell’anno, momento di festa e relax), dovuta forse ad un drastico
intervento di restauro nella seconda metà dell’Ottocento; solo così si
potrebbe interpretare l’incongruenza dell’iscrizione indicante il mese (vedi
sopra), a meno che il restauro non
abbia stravolto proprio l’iscrizione stessa.
Anche
la presenza del Capricorno consente di rilevare all’interno del ciclo di
Otranto un ulteriore carattere di eccezionalità, questa volta riguardante la
successione adottata nell’abbinamento mesi/costellazioni.
Nonostante
la variabilità della data di inizio d’anno a seconda delle aree
geografiche, la Chiesa in realtà adotta il 1° gennaio molto prima che le
disposizioni ufficiali mettano ordine nella confusione delle eccezioni locali
(ad esempio in Francia con l’editto di Carlo IX nel 1564), come testimonia
nel XIII secolo Gervasio di Canterbury che scrive: «L’anno solare, secondo
la tradizione dei Romani e l’usanza della Chiesa di Dio, comincia alle
calende di gennaio e termina nei giorni che seguono la Natività del Signore,
vale a dire alla fine di dicembre».
A
gennaio e all’anno incipiente viene solitamente associato il segno
dell’Acquario, con una scelta che privilegia il segno entrante, piuttosto
che quello dominante del mese. Otranto costituisce in tal senso una di quelle
insolite e rare anomalie (una eccezione famosa è anche nelle sculture della
cattedrale di Chartres, archivolti dei portali del portico settentrionale),
giacché il caput anni è associato, appunto, al Capricorno, segno entrato in
dicembre e dominante in gennaio.
L’eccezione,
tuttavia, è ben attestata, e confortata anche dalle parole di Wandelberto,
monaco di Prüm, che nel IX secolo scriveva nel suo poema sui mesi «Huic
gemino praesunt Capricorni sidera monstro» («Il segno del Capricorno
presiede al mostro a due teste», ovvero a Giano, cioè al mese di gennaio).
Iconografia
di Giano nel Medioevo
L’antico
Janus bifrons, dio bifronte, guardiano delle porte di Roma invocato ad
ogni inizio di mese, le cui facce solitamente portano l’una i segni della
giovinezza, l’altra quelli della vecchiaia, era la divinità che presiedeva
agli inizi: di qui la consacrazione a lui del primo mese dell’anno (ianuarius,
gennaio, da ianua, porta [dell’anno]), come pure del primo giorno del
mese, il suo intervento all’inizio di ogni impresa, il suo presiedere
all’evento della nascita (degli dei, del cosmo, degli uomini e delle loro
azioni), i suoi attributi (la bacchetta del custode e la chiave).
Sopravvive
nell’iconografia medievale grazie ad una tradizione mai perduta
nell’insegnamento scolastico. Affascinava il simbolismo dei due volti:
l’uno rivolto al passato, all’anno appena concluso, l’altro al futuro,
all’anno nuovo. Per maggiore chiarezza, gli scultori l’hanno talvolta
raffigurato nell’atto di chiudere una porta alle spalle di un vecchio e di
spalancarne un’altra ad un giovane (portale di Saint-Denis; vetrata del
basamento meridionale del coro a Chartres).
Mitologia
della costellazione del Capricorno
La
costellazione, assai antica, raffigura una capra con la coda di pesce.
Nell’antica
Mesopotamia indicava il solstizio d’inverno, ovvero il giorno in cui il sole
è posto più a sud rispetto all’equatore.
Per
gli Assiro-Babilonesi, la costellazione raffigurava Oannes, dio della
saggezza, mezzo uomo e mezzo pesce, che a volte emergeva dalle acque, come una
sirena, per insegnare agli uomini l’arte e la scienza.
Per
i Sumeri e per gli Egizi era il Pesce-Capra, nella zona di cielo contrapposta
a Sirio. Spesso da questi ultimi era invece associato ad un ibis, sacro
volatile dalla testa umana, oppure semplicemente raffigurato come un pesce,
collegandolo a Knum, dio delle acque, propiziatore delle piene del Nilo.
Nella
mitologia greca il Capricorno è ricondotto alla figura della capra Amaltea
(che allattò Zeus) oppure a quella del dio Pan per il suo intervento nello
scontro tra Zeus e il mostro marino Tifone. Pan, forse fratellastro di Zeus, o
figlio di Ermes (concepito con Driope, o Enide, o Penelope o con la stessa
capra Amaltea, dalla quale avrebbe assunto i tratti caratteristici ben noti),
divinità agreste delle montagne e dei greggi, viveva in Arcadia in una
dimensione beata, dormendo e dando la caccia alle ninfe. Una di queste,
Siringa, per sfuggirgli si trasformò in un fascio di canne: mentre egli
l’abbracciava, il vento fece emettere alle canne un suono così dolce che il
dio ne rimase ammaliato, tanto da decidere di unirle e realizzare lo strumento
ancora oggi conosciuto come “flauto di Pan”.
Rea
aveva inviato Tifone contro gli dei, e Pan cercò di mettersi in salvo
tuffandosi in mare e trasformandosi in pesce. La trasformazione, però, gli
riuscì solo in parte (da qui la figura metà capra e metà pesce); tornato
sulla terra trovò Zeus fatto a pezzi da Tifone, allora emise un grido così
terrificante che suscitò nel mostro quello che si sarebbe da allora in poi
conosciuto come “timor panico”. L’urlo durò tanto a lungo da dare ad
Ermes il tempo di ricomporre tutte le parti del corpo di Zeus che, risanato,
sconfisse Tifone, relegandolo sotto il vulcano Etna, la cui attività
testimonia la rabbia ancora viva del mostro.
Zeus,
per gratitudine verso Pan, lo collocò nella volta celeste.
I mesI: Settembre (primo mese dell'anno nello stile di datazione più diffuso nel Medioevo) - Ottobre - Novembre - Dicembre - Gennaio - Febbraio - Marzo - Aprile - Maggio - Giugno - Luglio - Agosto
©2002-2003 Stefania Mola