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TUTTE LE FORTIFICAZIONI DELLA PROVINCIA DI PESCARA

in sintesi

I castelli della provincia trattati da collaboratori del sito sono esaminati nelle rispettive schede. I testi presentati nella pagina presente sono tratti invece da altri siti internet: della correttezza dei dati riportati, castello per castello, sono responsabili i rispettivi siti.

Fermando il puntatore del mouse sulla miniatura di ogni foto, si legge in bassa risoluzione (tooltip) il sito da cui la foto è tratta e, se noto, il nome del suo autore: a loro va riferito il copyright delle immagini. I testi tratti dal sito www.inabruzzo.it sono di Giovanni Lattanzi.


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Alanno (palazzo feudale, torri)

redazionale


Brittoli (palazzo Pagliaccia)

Dal sito www.viaggioinabruzzo.it   Dal sito www.gransassolagapark.it

Struttura crollata per il sisma del 6 aprile 2009

«Piccolo paese posto sulle prime falde del Gran Sasso, arroccato su uno sperone di roccia, compreso tra il fiume Nora e il Cigno. La leggenda dice che la rocca del paese fu fondata nel I sec. a. C. con il nome di Prutum Britto, trasformazione volgare dell'antico Prutum, da qui l'origine probabile del nome. Distrutta nel Medioevo, fu ricostruita dai Franchi nel luogo dove attualmente sorge. I vescovi di Penne, nel XI e XII secolo, ebbero il predominio del borgo. In seguito, nel XV secolo, arrivarono i Cantelmo che successivamente cedettero nel 1588 il paese alla famiglia dei D'Aflitto. Nel XVIII secolo Brittoli passò sotto il controllo dell'amministrazione regia. ... Palazzo Pagliaccia. Palazzetto baronale del XVI secolo intorno al quale si stringe l'intero borgo antico. Ha uno stile severo e lineare caratterizzato da elementi architettonici in pietra bianca di tipico stile rinascimentale».

http://www.comune.brittoli.pe.it/index.php?option=com_content&view=article&id=54&Itemid=180


Bussi sul Tirino (castello Mediceo)

Dal sito www.comune.bussi.pe.it   Dal sito www.tripsinitaly.it

«Bussi sul Tirino si sviluppa nella Valle Tritana, attraversata dal fiume Tirino detto anche Silente, per il suo corso tardo, tranquillo e silenzioso che scorre per 14 chilometri fino a divenire, nelle gole di Tre Monti, affluente del fiume Pescara. Il territorio fa parte della Comunità Montana Vestina e del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e di questa segna la porta sud d’ingresso del Parco. Probabilmente in origine Bussi fu un pago, ossia un distretto campagnolo nell’antico territorio di Roma per poi trasformarsi in villa. La denominazione di Bussi deriverebbe dalla presenza nella zona della pianta del Bosso. Documentazioni storiche sul paese si hanno a partire dal 1092, momento storico in cui alcuni stabili del castello di Bussi erano posseduti dal monastero di San Benedetto in Perillis. Il medievale Castello Mediceo è posto sulla parte più alta della robusta cinta muraria che anticamente delimitava il borgo, e della quale si conservano ancora evidenti tracce. L’attuale configurazione del castello è frutto di numerose modifiche. L’interno del palazzo è ricco di arredi d’epoca, tele, camini, nicchie, soffitti a cassettoni e volte. L’edificio, a pianta rettangolare con corpi di fabbrica racchiusi attorno ad un elegante cortile, è munito a nord di un’alta torre quadrilatera con beccatelli. A sud-ovest dell’abitato si trova invece la singolare Torre triangolare di Sutrium, di origine altomedievale che, insieme alla Torre di Montegualtieri nel teramano, costituisce un esempio unico nel territorio abruzzese».

http://www.italiaemagazine.it/?p=1864


Bussi sul Tirino (torre d'avvistamento)

redazionale


Castiglione a Casauria (palazzo della Marra o De Petris Fraggianni)

Dal sito www.viaggioinabruzzo.it   L'ingresso del palazzo, dal video www.youtube.com/watch?v=FLy6yK1XaOA

«Il Palazzo della Marra fu acquistato per 3000 ducati da Niccolò Fraggianni dall’allora proprietario OttavioFilangeri, il quale aveva ereditato il palazzo dalla famiglia della Marra che nel frattempo si era estinta. Morto Niccolò, nel 1799, senza eredi maschi, il palazzo passò in eredità al nipote Pietro de Petris, figlio di Geldippa, la quale aveva sposato il barone Lorenzo de Petris nel 1736. Il Palazzo si erge vicino al mare ed è, nel contest o meridionale, un singolare palazzo, sia dal punto di vista architettonico che decorativo. Il palazzo attualmente è a pianta rettangolare, fiancheggiato da una stradina sul lato Est (vico della Marra) e una strada sul lato Sud (via Cialdini, anticamente via delle Carrozze. Il lato Ovest confina con un orrendo palazzo a sei piani, mentre il lato Nord è chiuso da un cancello e guarda il mare. L’atrio è quadrangolare con una leggera convergenza dei lati sud e nord. Sul lato nord si dispiega un’ampia scalinata con logge per ogni piano, in tutto tre, l’ultimo però fatto costruire all’inizio del secolo scorso, dall’ ultimo proprietario del palazzo, Donato Ceci. La loggia inferiore è sormontata da tre archi a tutto sesto che immettono in due diversi ambienti, la scala e un corridoio che porta al giardino. Le logge dei piani superiori, sono costituite da balaustre con colonnine; gli archi sono sorretti da colonne con plinti a foglie d’acanto stilizzate. La loggia del secondo piano, porta al di sotto delle colonne, lo stemma scolpito della fam. della Marra in campo d’argento.

Dalle notizie storiche sappiamo che in questo sito vi era una costruzione precedente di cui non abbiamo informazioni. Della precedente costruzione rimane un arco ogivale che immette nel giardino e alcune sale del lato est del pian terreno con volte a botte. Il palazzo subisce una prima trasformazione nella metà del 1500 forse già col primo proprietario, Gentile, ma sarà la famiglia Orsini che interverrà in maniera decisiva sull’assetto del palazzo. Essi costruiscono un palazzo completamente nuovo rispetto alla tradizione barlettana, come se l’Orsini avesse voluto riprodurre nella nostra città qualcosa che aveva già visto nelle grandi città del centro, forse prima di tutto a Roma. Nasce così un palazzo i cui giochi prospettici di luci e ombre, vuoti e pieni che saranno poi ereditati e amplificati dalla fam. Della Marra nel secolo successivo; viene amplificato il gioco coloristico dell’androne buio in contrapposizione con il luminosissimo atrio e la mezzombra della loggia. La facciata è decorata alla maniera barocca salentina. Fu la fam. dei della Marra che commissionò la decorazione, non solo della facciata, ma di tutto il palazzo. Furono chiamate maestranze appositamente dal Salento per decorare questo palazzo e il capo mastro va ricercato in un certo Cesare Penna attivo in quegli anni a Lecce. La facciata si presenta divisa in due parti da un fregio marcapiano decorato con fiori, frutti, e 21 putti che suonano tamburelli o scherzano e ballano. Intervallano la scritta Della Marra. La parte bassa è decorata con un bugnato molto aggettante. Al centro campeggia un grande arco d’ingresso fiancheggiato da due semicolonne con capitelli compositi. Ai lati del superbo arco tondo vi è la vecchiaia che drizza il suo arco contro la giovinezza che si atteggia con disprezzo. Il balcone principale, è sostenuto da cinque mensole terminanti con mostri alati assai corrosi, di cui alcuni azzannano la preda, altri sono teste di cani e grifi terminanti con le fauci aperte. ...».

http://www.comune.castiglioneacasauria.pe.it/wp-content/themes/Comune%20Castiglione/Download/Il_Palazzo_della_Marra.pdf


Cepagatti (castello o palazzo baronale)

Dal sito www.viaggioinabruzzo.it   Dal sito www.comune.cepagatti.pe.it

«Cepagatti sorge nella vallata del torrente Nora, alla confluenza del fiume Pescara, circondato di uliveti, vigneti e distese di grano. L’economia del paese è legata prevalentemente alla tradizionale attività agricola e, in particolare alle produzioni di olio e di vino. Tuttavia, anche grazie all’incremento demografico, è in forte sviluppo il comparto industriale ed artigianale. Cepagatti ha origini romane come si evince dai resti di murature e ritrovamenti cepagattiarcheologici di anfore in ceramica e monete, ma per il toponimo, secondo la tesi più accreditata, la derivazione è longobarda. Le prime notizie storiche documentate risalgono al 1436, quando Isabella di Lorena, moglie di Renato d’Angiò, assegnò il Feudo di Cepagatti alla famiglia Profeta di Chieti. Il borgo fu in seguito feudo della famiglia Valignani e alle vicende storiche di questo illustre casato è legato anche il Palazzo Baronale adiacente il torrione. ...» - «...All’interno del paese fu eretto il castello dai Longobardi nell’anno Mille sui resti di una villa romana. Il castello è passato da diversi proprietari fino ad arrivare ai Marcantonio, attuali possessori, che lo acquistarono nel 1907».

http://www.italiaemagazine.it/?p=1181 - http://turismo.egov.regione.abruzzo.it/web...


Cepagatti (torre longobarda, Valignani o Alex)

redazionale


Corvara (borgo)

Dal sito http://asdmcmanoppello.blogspot.it   Dal sito www.viaggioinabruzzo.it

«Il piccolo e antico centro di Corvara (289 abitanti nell'intero comune), borgo medievale (XI sec.) di straordinaria bellezza, è posto su uno sperone roccioso alle pendici del monte Aquileio, a 672 m. di altitudine, in prossimità di Forca di Penne. La parte più antica del paese, quasi completamente disabitata, si può raggiungere solo a piedi, attraverso una lunga scalinata. Il meraviglioso borgo, dal quale si ammira un panorama mozzafiato, conserva ancora le case-mura che fungevano da autentiche fortificazioni, una piccola torre circolare e il campanile della chiesa. Ai piedi del nucleo abitato originario si trova l'antica chiesa di S. Andrea Apostolo, mentre il nuovo centro abitato, con il palazzo municipale, è stato riedificato ancora più a valle. Il territorio comunale di Corvara è compreso nell'area del Parco Nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga».

http://www.viaggioinabruzzo.it/pe/corvara.htm


Elice (castello Castiglioni)

Dal sito www.viaggioinabruzzo.it   Dal sito http://visitabruzzo.altervista.org

«Elice è attestata nelle fonti sin dal secolo XI. Nel 1051 il monastero benedettino di S. Maria di Picciano aveva, per donazione di Bernardo di Penne, una cella detta di S. Martino "nel castello dell'Ilice soggetto". Il 10 luglio 1084, nel castello di Loreto, il conte Guglielmo Tassone donò il castello di Elice, con uomini, terreni, edifici e pertinenze, all'abbazia di S. Giovanni in Venere. Il castello, che nel 1168 aveva 264 abitanti, quale possesso dell'abbazia di S. Giovanni, era tenuto dal milite Guillelmo di Camarda; venne confermato il 16 giugno 1176 dal papa e il 1° marzo 1195 dall'imperatore Enrico VI. Nel 1279 era feudatario di Elice Govitosa di Raiano, che potrebbe essere un erede di Bernardo. Nel 1284 erano signori del Castello Bertoldo e Pietro Stefano di Roma che, in tale anno, concessero all'Università di Elice di tenere il mercato tutti i lunedì purché non fosse di pregiudizio ai vicini e di dispendio allo stato. Nel marzo del 1292 gli atriani, con milizie francesi condotte da Matteo di Plexiac, assalirono contemporaneamente Elice e Cellino. Nel 1316 Elice era posseduta da Ingardo di Rillana che aveva anche la terza parte di Cellino. Nel 1388 era feudo di Antonio Brunforte che l'aveva ricevuto con l'assenso di Carlo III di Durazzo. A Penne pervenne per acquisto fatto dalla Città nel 1417 o 1418. Finita nelle mani di Giosia d'Acquaviva, il 31 ottobre 1438 la regina Giovanna II ordinò che fosse restituita alla Città di Penne che l'aveva acquistata da Petruzio de Rigerano. Nel 1461 il re Ferrante I d'Aragona concesse ai fratelli Baldassarre, Melchiorre, Gaspare ed Agamennone Castiglione, e ai loro eredi e successori, in perpetuum, il mero e misto impero e giurisdizione criminale nei loro feudi di Elice, Vestea e Castiglione. I Castiglione tennero in feudo Elice sino al 1806, quando furono emanate le leggi eversive della feudalità. Successivamente appartenne agli Impacciatore, famiglia di commercianti che avevano insediato ad Elice una fiorente fabbrica di ceramica, e ai Baroni famiglia di medici operanti fino al secondo dopoguerra. Pietro Baroni, che fu sindaco di Elice sino al 1893, anno della sua morte, impiantò nei locali del castello una fabbrica di terrecotte e di ceramiche.

Ubicato alla sommità del paese il maniero crea un unico blocco con la chiesa parrocchiale. L’edificio, che si sviluppa planimetricamente secondo un rettangolo irregolare con i lati corti rivolti a Nord-Ovest e Sud-Est e quelli lunghi a Sud-Est e Sud-Ovest, copre un intero isolato. In ogni lato si sviluppa un corpo di fabbrica di spessore pressoché costante così da circoscrivere un cortile scoperto rettangolare che dà accesso sia ai locali a livello del cortile che ai piani superiori. La muratura è prevalentemente in laterizio, eseguita con la tradizionale tecnica a secco. L'edificio è a più livelli: piano a livello stradale dove si trovano alcuni ambienti parzialmente interrati dal terrapieno stradale - piano sopraelevato rispetto al livello stradale – primo e secondo piano costituenti la zona residenziale. Sul lato della piazza, sotto ai fondaci a sinistra entrando dal portone, c'è un dislivello col piano stradale superiore a tre metri. Sono stati condotti degli scavi nel 1987 ad opera del Comune per scoprire eventuali piani inferiori. Effettivamente risultano dei vuoti, in parte riempiti da terriccio e pietrame, antichi silos per derrate. Nei sotterranei di destra esistono cinque pozzi rivestiti in muratura, adibiti in passato a depositi di olio, grano e derrate varie, dati i frequenti assedi, carestie e periodi di isolamento. Anche la cisterna di raccolta delle acque piovane era indispensabile per i suddetti motivi. Anche sotto il cortile esistono locali riempiti di terra e rottami. Nel fondaco grande è stata trovata una gradinata che porta sotto il pavimento: non si è potuto procedere allo scavo per pericolo di frane (i vecchi del paese hanno sempre parlato di una galleria sotterranea che dal Castello attraversa la Piazza e termina nella campagna circostante). Il portale d’ingresso immette in un androne a volta ai lati del quale si aprono i locali adibiti una volta a cantine, stalle e alloggi della servitù e del corpo di guardia. Vi è una grande mangiatoia ben conservata e il locale del corpo di guardia dei "Bravi" con all'esterno una panca di pietra, impiegata non solo per il riposo e la sosta in servizio ma anche per facilitare il salire e scendere da cavallo. Le scalinate interne rientrano nella comune tipologia medievale, strette e con piccole feritoie tipiche dell’epoca.

Dall'androne si passa nel cortile scoperto caratterizzato dal disegno della pavimentazione, formata da cinque cerchi concentrici posti a distanza regolare e collegati tra loro da due diametri corrispondenti alla circonferenza maggiore e da una serie di raggi incompleti posti a distanza regolare in modo da formare degli spicchi di uguale dimensione. Le circonferenze e i raggi sono realizzati in mattoni posti in opera a coltello mentre gli spicchi sono riempiti di ciottoli e terra: tale procedura la ritroviamo anche nel cortile coperto e nell'ingresso, con l'unica differenza che il disegno geometrico è caratterizzato da una maglia modulare rettangolare. Al primo piano, la cosiddetta “Galleria”, rimangono una cappella e un grande salone; sulla sommità un grosso terrazzo che si immette sull’ingresso. La cappella è un ambiente rettangolare, stretto e lungo, addossato alla Chiesa Madre, con piccole nicchie nel muro e tre grate di ferro dalle quali si poteva assistere ai riti religiosi La storia vuole che il castello di Elice abbia 99 stanze, numero molto ricorrente per l'Abruzzo in genere (si ricordi le 99 chiese dell'Aquila e la 99 cannelle), molte delle quali in perfetto stato di conservazione. Sotto la gradinata che porta al terrazzo superiore c'è un locale a cui si accede aprendo una grossa botola (pare servisse da nascondiglio o prigione per i briganti), mentre nei locali a destra del portone d'ingresso, dopo vari ambienti comunicanti, c'è un "trabocchetto", attualmente riempito di terra, dove con molta probabilità finivano gli ospiti indesiderati. ben poco è rimasto intatto dell'antico castello, se si escludono il bel torrione sulla piazza, la facciata Nord-Ovest, l'ingresso con il cortile e l'imponente struttura muraria che alla base raggiunge lo spessore di oltre un metro e mezzo. Fino a pochi anni fa il castello era aperto al pubblico e alcune stanze venivano utilizzate per la sagra della mugnaia. Purtroppo anche Elice ha riportato danni in seguito al terremoto de L'Aquila del 6/04/2009, con la conseguenza che l’edificio è stato chiuso in quanto inagibile».

http://castelliere.blogspot.it/2012/12/il-castello-di-venerdi-21-dicembre.html


Farindola (ruderi del castello, palazzo Farnese)

Dal sito www.gransassolagapark.it   Dal sito www.comune.farindola.pe.it

«Origine del nome. Deriva da “fara“, toponimo longobardo, il quale sta a indicare un raggruppamento di più persone. L’attuale abitato è noto attraverso le fonti documentarie a partire dall'XI secolo. Epoca rinascimentale-XVIII secolo. Fu conteso da L’Aquila e Penne, divenendo poi possesso di quest’ultima. Su concessione di Carlo V entrò a far parte dei feudi di Margherita d’Asburgo, passò poi ai Farnese che la tennero fino al 1731, indi al re di Napoli. ... Castello. Ne rimangono solo i ruderi ubicati sulla sommità della collina che ospita l’abitato. La posizione strategica giustifica la collocazione prettamente difensiva del territorio. Palazzo Farnese. Fu una residenza della famiglia Farnese ai tempi della loro autorità sul paese. Attualmente è una dimora privata, ma conserva all’interno un grosso salone dalle volte affrescate che rappresentano il Giudizio di Salomone contornato, alle quattro estremità delle volte, dalle Virtù cardinali: la Fortezza rappresentata da una colonna, la Prudenza dallo specchio, la Giustizia con la bilancia e la Temperanza nell’atto di versare dell’acqua».

http://www.inabruzzo.it/farindola.html


Loreto Aprutino (castelletto Amorotti)

Dal sito www.viaggioinabruzzo.it   Foto di Lorenzo Di Nicola, dal sito www.italianostrapenne.org

«L'edificio viene indicato dal Santangelo come "singolare rifacimento neogotico di fine ottocento, pare su disegni di Francesco Paolo Michetti" (Santangelo 2001, p. 16). L'impianto originario dell'edificio, con portale di pietra scolpito, recante lo stemma di San Bernardino, cortile e finestre incorniciate in pietra, venne sottoposto ad un insolito rifacimento intorno alla fine del XIX secolo. Vennero aggiunte la sua torretta angolare, i merli e le finestre ogivali: superfetazioni moderniste che taluni critici attribuiscono appunto al Michetti. L'attività di Francesco Paolo Michetti nel campo dell'architettura, nonostante si tratti di un artista che vanta una nutrita bibliografia ed analisi della sua produzione artistica, risulta assai poco indagata; per questa ragione l'indicazione del suo nome come architetto dei rifacimenti del Castelletto è stata individuata solo in guide turistiche che tuttavia tramandano tale informazione senza indicarne la fonte. L'interrogazione a riguardo di Aleandro Rubini, importante erudito ed esperto dell'area vestina pescarese non ha potuto dare conferma a tale informazione. Dalla più recente monografia sul Michetti si apprende che nell'esatte del 1919 Michetti, ormai artista di fama e senatore si recava in visita ufficiale a Teramo ed il barone Amorotti lo accompagnò durante una cavalcata e nel corso della cena organizzata in suo onore. Si può ipotizzare che in tale occasione Michetti e Amorotti si siano conosciuti e che da lì sia scaturito un rapporto di committenza: tale ipotesi indurrebbe a collocare il rinnovo del palazzo dopo il 1919 e dunque nella piena maturità artistica del Michetti. Il castello è dato dalla giustapposizione di tre corpi, così identificabili: un corpo rettangolare a tre piani, con due prospetti visibili: quello frontale, prospettante sulla principale via Battisti, e quello laterale sinistro, prospettante su uno stretto vicolo. Il secondo corpo è pressoché triangolare, anch'esso a tre piani ma complessivamente più basso; si collega al fianco destro del blocco rettangolare ed ha copertura piana terrazzata. Al vertice posto verso l'esterno del blocco triangolare si colloca la torre, con quattro livelli più una copertura piana terrazzata. ... La torre, a pianta ottagonale, di cui sono visibili cinque lati, è un elemento costitutivo del complesso del Castello Amorotti; la sua posizione rappresenta il punto focale dell'insieme poiché ubicata in testata, occupando lo spigolo del corpo triangolare. La torre doveva servire per l'avvistamento di eventuali pericoli e per la comunicazione ottica con altre torri presenti nei territori limitrofi. La torre è testimonianza dell'antico sistema fortificato realizzato intorno a Loreto Aprutino per la difesa dell'abitato. ...».

http://turismo.egov.regione.abruzzo.it/web/guest... - http://turismo.egov.regione.abruzzo.it/web/...


Loreto Aprutino (castello Chiola)

redazionale


Montebello di Bertona (castello ducale, borgo)

Dal sito www.viaggioinabruzzo.it   Dal sito www.gransassolagapark.it

  

«Non si conosce molto circa le vicende storiche di Montebello di Bertona. Dai pochi documenti in cui il paese è menzionato si ricavano notizie piuttosto frammentarie che non consentono di rintracciarne le origini, anche se è ipotizzabile che esso possa essere sorto negli ultimi secoli dell’Alto Medio Evo. Secondo una tradizione orale viva tra i Montebellesi fino a qualche decennio fa, originariamente il paese sorgeva sul monte Bertona, sotto un Castello di cui ancora oggi si possono scorgere i ruderi. L’antico abitato sarebbe stato abbandonato in seguito a un feroce saccheggio o a causa di un terremoto, e sarebbe stato ricostruito più a valle, assumendo il nome di Montebello. E in ricordo delle sue origini il nuovo paese sarebbe stato chiamato “Montebello di Bertona”. Ma tale tradizione non ha alcun fondamento storico. Se il Castello di Bertona appare citato numerose volte in varie fonti medioevali, non altrettanto si può dire di quello di Montebello. Nel 1062 è documentata l’esistenza di un “poio de Montebello” e tale denominazione non fa certo pensare a un luogo fortificato. Dal Catalogus Baronum risulta che nel 1168 Montebello è uno dei molti feudi appartenenti a Roberto conte d’Abruzzo, il quale lo ha dato in affidamento a certi Riccardo e Trasmondo “de Poliano”: “RICCARDUS DE POLIANO, SICUT DIXIT, TENET DE EODEM COMITE IN PENNE MONTEM BELLUM, QUOD, SICUT DIXIT, EST FEUDUM II MILITUM ET CUM AUGMENTO OBTULIT MILITES IV ET SERVIENTES VIII”. La stessa formula è ripetuta per TRASMUNDUS DE POLIANO. La rendita annua del feudo di Montebello, considerato l’aumento di cui nel documento si parla, era pari a ottanta once. Una sua chiesa, quella di Santa Maria, denominata “de Montebello”, nel 1194 rientra, assieme alle sue pertinenze, sotto l’autorità del vescovo pennese. Nel 1228 il feudo di Montebello sarebbe stato donato dalla Casa di Svevia a un tale Filippo, esponente dell’antica e nobile famiglia Gaudiosi, di lontana origine francese e risalente ai Principi angioini. Secondo il compianto montebellese professor Mario Falco, però, “i Duchi Gaudiosi furono i feudatari di Montebello fin dall’anno 1769” e avrebbero posseduto il Castello fino al 1924. Da quanto risulta in vari libri di Catasto relativi ai secoli XVII e XVIII presenti nell’Archivio comunale del paese, i Gaudiosi possedevano terre (o feudi) a Montebello, così come altri nobili, ma non erano certamente signori del luogo; che almeno in quei secoli (e alla fine del precedente) era retto da un proprio Parlamento. In merito, poi, al possesso del castello - che sarebbe più esatto chiamare palazzo gentilizio - l’unica notizia certa (sebbene non documentata nell’Archivio comunale) è che i Gaudiosi lo vendettero tra il 1924 e il 1925.

Nell’anno 1279 feudatario di Montebello risulta essere un certo Jacopello. Il valore annuo del feudo è indicato in “Once 19, Tarini 17 e Grana 2”. Nel 1290, invece, a tenere il “Castrum Montisbelli” è il milite Giacomo di Malanotte (Jacopello e Giacomo, forse, potrebbero essere stati i nomi di una stessa persona). Le notizie relative a queste ultime due date, tuttavia, andrebbero vagliate alla luce di un più attento esame dei documenti attualmente a disposizione dei ricercatori. Nel corso del secolo seguente “le Rationes Decimarum non lo annoverano tra i castra del pennese menzionati nell’anno 1309. Le decime sono versate dai suoi chierici in Montebello senza alcun attributo. È evidente che il sito è scarsamente sentito come fortezza” (C. Greco). Ma nel XV secolo, distrutto (o caduto in rovina) il Castello di Bertona, il “Castrum” di Montebello acquista la sua importanza. Tant’è vero che il 4 novembre del 1418 (anno a partire dal quale è sottoposto a Penne) ricevette tutti i privilegi della Città dalla regina Giovanna II. Il 28 agosto 1423, però, i Pennesi vengono pesantemente sconfitti dagli Aquilani, con i quali erano in guerra, e il Castello montebellese, occupato con la forza e la violenza (PER VIM ET VIOLENTIAM) dalle truppe aquilane, verrà tolto alla città e sottoposto dalla regina Giovanna al Capitano e Bàiulo dell’Aquila (4 novembre 1423). Nel 1451 il re Alfonso I conferma e rinnova il provvedimento della regina Giovanna II. Montebello resterà per 38 anni in mano agli Aquilani, che lo riconsegneranno a Penne, dietro sollecito sia della regina Giovanna che del re Alfonso, nel 1461. Nel 1475, dal re Ferdinando I d’Aragona, “si diedero alla città di Penne in premio della sua fedeltà i Castelli di Farindola, e di Belmonte detto anche Montebello” ...».

http://it.wikipedia.org/wiki/Montebello_di_Bertona#La_storia


Musellaro (castello)

redazionale


Nocciano (castello ducale De Sterlich Aliprandi)

redazionale


Penne (palazzi)

Palazzo del Capitano Regio, dal sito http://visitabruzzo.altervista.org   Palazzo De Caesaris, dal sito www.abruzzovacanze.net

«Palazzo Castiglione. Si trova sul colle del Duomo e si affaccia sulla piazza omonima. è uno dei più antichi palazzi cinquecenteschi di Penne. Ha subito molteplici rifacimenti e ampliamenti, sia nel Seicento che nel secolo successivo, dei quali mantiene numerosi riscontri. La facciata presenta un imponente portale in pietra, un loggiato articolato in più livelli, un balcone con la tipica ringhiera sagomata e le finestre sormontate da un frontone. L’interno conserva un ampio androne che contiene l’ampia scalinata che accede ai piani superiori. Le stanze interne sono riccamente decorate da stucchi e dipinti.
Palazzo Teseo Castiglione. è collocato nel Largo S. Nicola nei pressi dell’omonima chiesa, ricalca un edificio preesistente di epoca medievale. Viene riedificato intorno al 1766 per mano di Stanislao Casale. La facciata, molto sinuosa e movimentata è percorsa da logge con arcate e balconi e non ha portone d’ingresso. Quest’ultimo si trova sul prospetto laterale ed è composto da un arco ogivale in pietra databile al XIV secolo. La stessa facciata presenta anche due finestre appartenenti alla fase cinquecentesca. Degno di nota l’orologio di maiolica datato 1770 e attribuito ad Antonio Papa. Gli ambienti interni sono riccamente decorati da dipinti e affreschi tra i quali vanno ricordati quelli di Giuseppe Carboni e Vincenzo Maria Ronzi, entrambi pennesi. Si ricorda che le sue stanze ospitarono S. Gabriele nel 1861, quando giunse a Penne per prendere i voti negli Ordini Minori.
Palazzo Friuli. Di incerta identificazione storica è caratterizzato da un tipico cortile di stampo medievale sormontato da una loggia a due livelli.
Palazzo De Dura. Risale al XV secolo epoca della facciata in laterizio percorsa da un marcapiano caratterizzato a “bastoncino”. Prende il nome dalla famiglia omonima che vi si trasferì da Napoli nel Cinquecento. I De Dura vi rimasero insediati almeno fino al 1715, data in cui la ricca famiglia, duchi di Castelnuovo e Collepietro, restaurò la Chiesa della Collegiata.
Palazzo Vestini. è un imponente palazzo di origine medievale con fasi rinascimentali delle quali conserva, degna di nota, una finestra monofora con arco a sesto acuto e i caratteristici “portastendardo” in ferro battuto. Sembra che in epoca medievale fosse sede del “Casato dei Vestini”.
Palazzo de Caesaris. Si trova in Largo S. Panfilo ed appartenne alla famiglia Castiglione. Risale al XV secolo e presenta una notevole e imponente torre a base quadrata coronata da merli della fase originaria.
Palazzo Capitano Regio. Prende questo nome dal fatto che fu donato a Petro de Piru, capitano regio di città, incarico di ordine civile che ai tempi influiva sul ruolo del cosiddetto “vescovo-podestà”. Il palazzo fu costruito nel 1338 su di una precedente chiesa medievale e donato tramite una solenne cerimonia della quale rimane a monito una epigrafe in pietra murata sulle mura perimetrali. Alcuni elementi architettonici ricordano il preesistente edificio di culto: 2 leoni in pietra e un imponente loggiato in laterizio. L’aspetto attuale del palazzo è frutto di un restauro del XVII secolo.
Palazzo Prospero Rosa. Palazzo di origine rinascimentale della quale conserva il portale, una finestra e gli stemmi del casato e della duchessa Margarita D’Austria. Lo stile della facciata è relativo a un restauro dello scorso secolo.
Palazzo del Giustiziere. Così denominato perché ospitava la sede e la residenza del cosiddetto “giustiziere” affidato al territorio dell’Abruzzo “ultra”su privilegio degli stessi sovrani d’Aragona. I prospetti rispecchiano uno stile di pieno XV secolo che caratterizza la facciata tramite finestre in stile e un grazioso marcapiano in laterizio».

http://www.inabruzzo.it/penne-monumenti.html


Penne (porte)

Porta San Francesco, dal sito http://cittadipenne.it   Porta da Capo, dal sito www.abruzzovacanze.net

«Fra le porte d'ingresso alla città ricordiamo innanzitutto la Porta San Francesco (già Porta San Nicola, in largo San Nicola), in realtà dedicata a san Massimo, patrono della città, costruita nel 1780 sul disegno del di Sio. Restaurata e trasformata nel 1870, è di fattura imponente, con il suo grande arco centrale a tutto sesto ornato di bugnato e affiancato da larghe lesene poste su alti basamenti con i capitelli a sostegno della fascia architravale. La parte superiore è sormontata da un frontone mistilineo, per lo più curvo, sotto il quale si apre la nicchia che ospita la statua di San Massimo, copia in calcare dell'originale statua in argento del Sanmartino; una lapide ricorda inoltre la visita di san Francesco a Penne nel 1216. ... La Porta da Capo (in piazza Santa Croce) detta anche Porta Santa Croce dall'insediamento nella diocesi di Penne (1847) dei Passionisti, che alla Croce erano particolarmente devoti deve il suo aspetto al rifacimento decretato dal procuratore della Camera Apostolica, Giovanni degli Asinelli, nel 1523, quindi durante il periodi di Alessandro de' Medici. La porta è composta da un arco acuto trecentesco, all'interno, e da un secondo arco a pieno centro sul lato esterno, realizzato nel 1523. Nella corte tra i due archi è conservato un arco ogivale in pietra del XIV secolo. ... La Porta della Ringa (al termine di corso martiri Pennesi), che corrisponde all'antica Porta dell'Arengo, fu rifatta nel 1832 dal barone Diego Aliprandi in occasione della visita di Ferdinando II di Borbone. La porta è ornata da colonne binate addossate alla parete in laterizio. La parte terminale, con due sfere laterali, aperta la centro, è priva di un collegamento ad arco o architrave. Presenta sul alto sinistro una torre urbica del XVI secolo».

http://www.abruzzovacanze.net/vr.php/it/46 - vr.php/it/3349 - vr.php/it/531


Pescara (fortezza)

Dal sito www.circoloaternino.it   Dal sito http://visitabruzzo.altervista.org

«La Fortezza di Pescara fu costruita a partire dal 1510, per volere di Carlo V e continuata dal Duca d’Alba. La struttura, disegnata dall’architetto Erardo Barleduc, fu completata intorno al 1557 e si configurava a forma di pentagono irregolare con bastioni ai vertici. Dell’imponente struttura è rimasta solo la parte occupata dalla caserma di fanteria, realizzata dai Borboni nel Seicento, attualmente in Via delle Caserme. In epoca borbonica, il piano inferiore della caserma fu adibito in parte a magazzini e in parte a carcere, o bagno penale. Il carcere, vero e proprio “monumento del supplizio”, “sepolcro dei vivi”, “Spielberg d’Abruzzo”, divenne tristemente famoso nell’Ottocento, dopo i moti carbonari contro Gioacchino Murat, re di Napoli, duramente repressi dall’esercito borbonico e, specialmente, dopo i fatti rivoluzionari del 1848, pure repressi dai Borboni. Nel bagno penale di Pescara furono rinchiusi per motivi politici, molti patrioti, in gran parte abruzzesi, che vivevano in condizioni disumane ed erano trattati con estrema durezza. Molti annegarono per l’alluvione del 1853. Nel carcere veniva severamente applicato l’articolo 8 delle Leggi Penali del “Codice del Regno delle Due Sicilie”, promulgato nel 1819, che così recitava: “la pena dei ferri sottopone il condannato a fatiche penose a profitto dello Stato. Si espia ne’ bagni ove i condannati strascineranno a’ piedi una catena, o soli, o uniti a due, secondo la natura del lavoro cui verranno addetti”. Nel 1865, scoppiò in carcere un’epidemia di colera, le cui cause – riconducibili alle spaventose condizioni igieniche in cui vivevano i detenuti – sono descritte in una relazione drammatica, stesa dal medico Giovanni Pierantoni. Dal 1982, i locali del carcere borbonico sono diventati le sale del Museo delle Genti d’Abruzzo».

http://guide.travelitalia.com/it/guide/pescara/fortezza-borbonica/


Pescara (torre D'Annunzio)

redazionale


Pescosansonesco (ruderi del castello ducale)

redazionale


Pietranico (resti del castello di Petraniqua, Porta della Terra)

Dal sito www.abruzzovacanze.net   Dal sito www.abruzzovacanze.net

«Mancano testimonianze esplicite della sua origine e della sua primitiva aggregazione. Si conosce con certezza che fu una "grangia" (un magazzino-abitazione medievale di montagna), dipendente dalla insigne Abbazia di San Clemente a Casauria. Una tradizione orale, ancora viva, ne attribuisce la fondazione all'Abate Adamo. Con molta probabilità, deve trattarsi dell'ottavo rettore della storica Abbazia. In suo ricordo, una strada cittadina adiacente la Piazza del Colle, porta il suo nome: Via Abate Adamo. ... L'antico castello sorgeva sulla "Pietra di Castello", "un immenso masso di 2000 m.c.". Da qui, dunque, il toponimo Petra Iniqua, che secondo un'attendibile etimologia significa "pietra posta su di un colle". Questa era la lezione che assegnava al nome un filosofo illustre, don Domenico Tinozzi che aveva condotto erudite ricerche sui "tre paesi della Penne vera: Pietranico, Cugnoli e Corvara". Il paese vecchio conserva a tutt'oggi quasi intatta la sua originaria struttura di borgo sorto per offrire minor lato all'offesa e possibilità maggiori alla difesa. Le case, disposte a raggiera lungo lo scosceso e breve pendio sottostante il poderoso sperone roccioso, sono divise da stradine molto strette e formano, con le mura robuste sul lato esterno, una cintura interrotta solo dalla Porta della Terra. Di essa resta il solo fornice sorretto da un robusto arco a semicerchio. La breve rampa subito dopo la porta di accesso si dirama in gomitolo di "ruve" e "ruvelle" tortuose e tetre, ricavate a tratti dalla roccia. Terminano tutte nella minuscola piazzetta adiacente la monumentale Pietra, dove si apriva il portale della primitiva Chiesa di Santa Maria».

http://www.pietranico.com/s2/paese/pietranico/pietranico.HTM


Polegra (torre)

Dal sito www.abruzzovacanze.net   Dal sito http://halleyweb.com

«La torre di Polegra, di origine longobarda, si raggiunge con un sentiero attraverso un suggestivo percorso che dal fiume Alento risale nel bosco per circa un chilometro. Del castello rimane oggi una torre circolare con alcune cortine murarie in stato di totale abbandono. Era abitato nel secolo XIII e successivamente abbandonato a causa di una terribile pestilenza che decimò la popolazione del luogo (E. Coletti, "Rivista d'Abruzzo")».

http://www.abruzzovacanze.net/vr.php/it/68


Popoli (castello dei Cantelmo)

redazionale

Le foto degli amici di Castelli medievali

Foto di Stefano Sponsillo (https://www.facebook.com/stefano.sponsillo)   Foto di Stefano Sponsillo (https://www.facebook.com/stefano.sponsillo)   Foto di Stefano Sponsillo (https://www.facebook.com/stefano.sponsillo)   Foto di Stefano Sponsillo (https://www.facebook.com/stefano.sponsillo)


Popoli (palazzo Ducale)

Dal sito www.fotografieitalia.it   Dal sito www.abruzzovacanze.net

«Quella che oggi porta il nome di Piazza Duchi Cantelmo altro non è che il cortile interno di Palazzo Ducale costruito nei primi decenni del XV secolo, dopo la conseguente perdita di importanza e l'abbandono del castello, essendo ormai cessate le invasioni Barbariche e quindi le esigenze difensive. Il cortile, abbastanza ben conservato, è ciò che resta della costruzione originaria (1480); è di forma trapezoidale e conserva una loggia a tre arcate, raffinatissime bifore, qualcuna deturpata e mancante della colonnina divisoria, e la porta d'ingresso secondaria, la quale, porta al di sopra della trabeazione, un mascherone in pietra, forse Giove o Saturno. Questo è uno degli esempi più interessanti di architettura rinascimentale di tipo abruzzese, oggi riconoscibile solo nella zona del cortile. Nel 1744 sicuramente il palazzo non era più agibile oppure era già stato venduto, considerando che quando si incontrarono a Popoli Carlo III, re di Napoli, e Filippo V, re di Spagna, vennero ricevuti e ospitati a Palazzo Anelli. La famiglia Muzi lo acquistò nel 1834 mentre attualmente è diviso tra gli Zaino e la Parrocchia».

http://www.abruzzovacanze.net/vr.php/it/61


Popoli (Taverna Ducale)

Dal sito http://bbilviaggiatore.blogspot.it   Dal sito www.viaggioinabruzzo.it

«Edificata fra il 1333 ed il 1377, sotto il dominio di Giovanni Cantelmo, IV signore di Popoli, questo gioiello dell’architettura medievale abruzzese conserva lo schema tipico della casa-bottega tardo medievale, e fu quindi osteria, locanda, stazione di posta e cambio dei cavalli. Due i portali che si aprono sulla strada. Di derivazione napoletana (anche se l’origine architettonica è senese) il primo portale è ad arco acuto e dà accesso al salone centrale, in parte coperto da solaio ligneo ed in parte a volte in pietra, mentre il secondo, laterale, consentiva originariamente l’accesso al piano superiore. La facciata è ornata da 8 scudi sanniti, rappresentanti simboli angioini, dei Cantelmo (signori di Popoli) o di famiglie con questa imparentate. Gli scudi sono inframezzati da 7 bassorilievi con figure allegoriche; appena sopra gli scudi ritroviamo 2 bifore divise centralmente da piastrini decorati a traforo e bassorilievo, chiuse da due piccole sculture rappresentanti dei leoni. Sulla facciata è inoltre possibile osservare la tavola del pedaggio, voluta dal duca Fabrizio Cantelmo a fine ‘500, contenente l’elenco delle tasse di passo dovute ai signori del feudo di Popoli. Al suo fianco è possibile ammirare la Taverna dell’Università (1574) fatta costruire dall’Università. Questa presenta un portale in bugnato ed una finestra con cornici scolpite».

http://bbilviaggiatore.blogspot.it/p/itinerari-e-monumenti-di-popoli.html


Roccacaramanico (castello della Rocchetta)

Dal sito www.viaggioinabruzzo.it   Dal sito www.santeufemia.gov.it

«Situata su un pendio che si estende da est a ovest, dalle pendici del Morrone all'alto fondo dell'Orta, sorge a 1050 metri di altitudine. Inizialmente Roccacaramanico si chiamava "Castello della Rocchetta"; in seguito acquisì il prefisso di "Rocca" (diffusissimo in Abruzzo) a significare appunto un luogo impervio e rupestre, e poiché era frazione di Caramanico Terme, fino al 1806, assunse il nome di "Rocca di Caramanico". Dal 1806 quindi, anno in cui divenne Comune, acquisì definitivamente il nome di Roccacaramanico. Nel 1929, con Decreto Reale di Vittorio Emanuele III, Roccacaramanico perse tuttavia lo stato di Comune e venne aggregato a quello di Sant'Eufemia a Maiella. Attualmente, dopo l'emigrazione avvenuta nel periodo del secondo dopo-guerra verso l'Australia e l'America, il borgo sta tornando a nuova vita grazie alla presenza di turisti e amanti della montagna».

http://www.abruzzovacanze.net/vr.php/it/3530


Roccamorice (torre)

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Rosciano (torre e palazzo De Felice)

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Salle (castello Genova di Salle)

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San Valentino in Abruzzo Citeriore (castello Farnese)

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Serramonacesca (castel Menardo)

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Spoltore (castello De Cesaris o palazzo Toppi)

Dal sito http://immaginiditalia.blogspot.it   Dal sito http://immaginiditalia.blogspot.it

«Il Castello De Cesaris di Spoltore è una costruzione antica, la cui fondazione è avvolta nel mistero. È oggi una residenza privata. Consta di un cortile, una stalla per dodici cavalli, la cantina, il granaio e le prigioni sotterranee. Alcune strutture sono riconducibili alle ristrutturazioni del ‘500 e del ‘700 che presupporrebbero una struttura preesistente, probabilmente collegata alla fortezza in cima alla collina su cui sorge il paese. Visto dall’esterno del paese il castello si presentava come una fortezza dal muro perimetrale imponente ed omogeneo con qualche finestrella e una sola apertura in basso. Diversamente l’altra facciata, non modificata dai successivi lavori, guardava verso il centro storico della cittadina con le sue sobrie forme di settecentesco palazzo gentilizio, sovrastato, in modo originale, da una torretta di avvistamento. All’interno le grandi superfici del piano terra erano occupate dai magazzini, da sette cisterne per conservare acqua e grano e da una stalla per dodici cavalli. Al piano superiore varie sale comunicanti si rincorrevano attorno ad una piccola chiostrina. La ristrutturazione, avvenuta in varie fasi, interessando all’inizio solo la facciata esterna e le stanze sul giardino, lo ha trasformato in una prestigiosa abitazione senza però stravolgerne l’originaria struttura. Sono, anzi, riaffiorate le tracce di antichi affreschi ed è tornata alla luce la pavimentazione di ciottoli di fiume dell’ampio corridoio, dove, con molta probabilità, passavano le carrozze ed i cavalli dei signori d’altri tempi. Trasformato in una prestigiosa abitazione senza però stravolgerne l’originaria struttura, il Castello di Spoltore è ritornato a vivere».

http://immaginiditalia.blogspot.it/2013/09/il-castello-de-cesaris-di-spoltore-e.html


Spoltore (resti del castello longobardo)

Dal sito www.viaggioinabruzzo.it   Dal sito http://visitabruzzo.altervista.org

«Del castrum Spulturri si ha notizia in un documento del 972 conservato nella Curia di Chieti, ma la sua edificazione è più antica di almeno cento anni. Lo conferma la tomba longobatda riaffiorata ai margini delle prime mura di cinta e datata dagli esperti dell'ottavo-nono secolo d.C. Si tratta perciò di uno dei primi tentativi di costruzione di una difesa fortificata. Anche la struttura architettonica sembra confermare questa tesi: il manufatto ha forma rettangolare e presenta un bastione esagonale al vertice nord e due torrioni agli spigoli del lato di sud-ovest. Trascurato dopo il Quattrocento (nella metà del Seicento è già diruto) oggi conserva i due torrioni di sud-ovest e il bastione nord».

http://www.comune.spoltore.pe.it/pagina1606_visitarla.html


Spoltore (torre De Sterlich)

Dal sito www.comune.spoltore.pe.it   Dal sito http://visitabruzzo.altervista.org

«La Torre De Sterlich di Spoltore sorge su una collina circondata da vigneti, che comunica a valle con il Castello di Spoltore e il Convento sovrastanti. La sua costruzione risale al XVI secolo come quella della Torre Cerrano, in funzione anti-saracena. Dal XVII secolo appartiene alla famiglia De Sterlich, da cui prende il nome. È posta al centro di una proprietà privata recintata, quindi può essere ammirata solo dalla strada. La torre è spesso crocevia di voli di corvi».

http://visitabruzzo.altervista.org/it/2012/01/torre-de-sterlich-spoltore/


Tocco da Casauria (castello o palazzo ducale Caracciolo)

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Tocco da Casauria (torre dell'Orologio)

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Torre de' Passeri (castello Gizzi o "Castelluccio", casa di Dante)

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Vicoli (ruderi del castello bastionato)

Dal sito www.viaggioinabruzzo.it   Dal sito www.abruzzovacanze.net

«Del ferrigno castello con l'annessa chiesina non restano che un semidirupo torrione e parte dell'annessa abitazione su cui fa mostra di sé un mattone di terra cotta ove figurano le iniziali C.D. (Casa Ducale). Vi si accedeva da due parti, a sud e a nord: la prima denominata "Porta Sant'Andrea", la seconda "Portella" e l'intera via, fino a non molto, portava il nome di "Via della Corte" vale a dire "Ingresso cortile della rocca". Ora non più perché essendo cadute ambedue le porte, la medesima strada è stata intitolata al grande italiano "G. Marconi"» (G. Maione).

http://www.abruzzovacanze.net/vr.php/it/3250


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