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Saverio Zuccarino

 

La "Vidua, vidue" lega Bari a Venezia

 

   
       

In un recente passato datato 2002, per Bari vi è stata l'occasione per commemorare uno degli eventi più significativi della plurisecolare storia cittadina. Ci si riferisce all'episodio della liberazione della Città adriatica dal giogo della dominazione saracena, operata dai veneziani. I saraceni erano popolazioni di etnia nordafricana e di fede musulmana che avevano occupato la città di Bari, all'epoca simbolo del potere bizantino in Italia. Occupazione, la cui datazione è controversa tra gli studiosi; per alcuni l'episodio si sviluppò in un arco temporale compreso tra i mesi da maggio a settembre del 1002 d.C., mentre per altri storici si procrastinò fino ad ottobre dello stesso anno.

Ben due convegni, tenutisi nella città nicolaiana, sono stati dedicati nei primi anni del corrente millenio allo studio di questo prezioso tassello della storia cittadina medievale; in tale contesto, si è potuto constatare dal vivo che la maggiore diatriba sull'argomento si è sviluppata proprio intorno alla datazione dell'evento de quo. Il pendolo cronologico - a detta degli storici - oscillerebbe addirittura di alcuni anni, facendo cadere l'episodio in parola in un ventaglio d'ipotesi che vanno dall'anno 1002 al 1004. Ma tale argomentazione accademica, se pur seducente ed interessante, non può trovare adeguato sviluppo in questo contesto per ben intelligibili motivi di opportunità pratica.

Focalizzando invece sinteticamente l'attenzione sul puro fatto storico, va annotato che l'imponente ed attrezzata flotta veneziana - formata probabilmente da cento vascelli al comando dal doge Orseolo II, - partì dalla "Serenissima" per raggiungere Bari, avendo come primario ed unico scopo quello di ricacciare gli "infedeli" in mare e liberare di conseguenza l'Adriatico dalle scorrerie piratesche saracene, che creavano grossi e problematici pericoli per i fiorenti traffici commerciali che si sviluppavano nell'Adriatico e di cui i veneziani ne erano validi ed interessati protagonisti a pieno titolo. Peraltro, le scorrerie marinare saracene evocavano scenari inquietanti già vissutisi appena centocinquanta anni prima, correlati alla costituzione in Puglia di due importanti Emirati, quale espressione politico-religiosa di una presenza stabile e profonda delle genti musulmane nell'Italia. è superfluo sottolineare sull'argomento la grande preoccupazione suscitata anche dalla Chiesa per tali reminiscenze legate all'occupazione saracena in Terra di Bari e la conseguente pressione esercitata dal Papa dell'epoca sulla città lagunare, finalizzata ad estirpare sul nascere ed in maniera definitiva ogni tentativo di riappropriazione islamica del suolo del meridione italico.

Gli storici hanno annotato che la battaglia tra gli opposti schieramenti fu abbastanza cruenta ed incerta, anche se alla fine Bari fu liberata dal contingente veneziano. Il doge fu quindi accolto con grandi onori dal Catapano di Bari Gregorio Tarcaniota ed ospitato nel palazzo imperiale, i cui resti si scorgono ancora oggi guardando alla destra del portale della Basilica di san Nicola; la differente costruzione muraria identifica l'antica struttura bizantina, utilizzata in parte per erigervi successivamente quella che è l'attuale basilica nicolaiana. I baresi vollero in tal modo ringraziare i veneziani che, oltre ad essere stati i fautori della liberazione ottenuta, provvidero anche a "sfamarli"; l'occupazione saracena, infatti, aveva ridotto i baresi in un profondo stato di povertà e generale indigenza. Fu edificata, così, la chiesetta che ancora oggi si trova nella Città vecchia e dedicata a San Marco (detta appunto "dei Veneziani"), in onore quindi del Santo patrono della gente veneziana. In realtà le cose sono andate in modo differente, in quanto l'edificio votivo fu voluto dalla devozione popolare degli stessi mercanti lagunari che facevano di Bari una delle tappe privilegiate per proseguire poi per i viaggi in Oriente e per il loro ritorno. 

A tal proposito, lo storico locale Beatillo riferisce inoltre che la gratitudine dei nostri concittadini si concretizzò in un'altra tangibile "regalia", quale l'edificazione della colonna che la popolazione barese chiamò "infame"; attualmente allocata ed apprezzabile in piazza Mercantile, sempre nel centro storico. Il leone sul quale i debitori baresi insolventi venivano "fatti accomodare" e su cui vi rimanevano legati per tre giorni, rappresenta la città e il potere di Venezia, anche se il felino barese non ha né ali, né libro, così come è per quello più famoso posto sulla basilica di san Marco a Venezia. La statua lapidea presenta invece solo un collare su cui è inciso "custos iusticiae", nell'atto simbolico di difendere lo scudo con le insegne di Bari. Questo monumento effettivamente sta a ricordare a futura memoria l'umiliazione con cui i baresi furono affrancati dai debiti contratti nei confronti dei saraceni e che i veneziani manlevarono, onorandoli per conto barese a favore dei musulmani che, conseguentemente, firmarono la desiderata resa. Come si ricorderà da parte di molti baresi, l'episodio "dell'affrancatura" annotato in precedenza era molto realisticamente raffigurato sulla pregevole tela del proscenio del teatro Petruzzelli a firma dell'artista locale Armenise e che raffigurava molto realisticamente proprio questo evento storico. Reperto storico purtroppo andato distrutto in conseguenza del noto incendio di qualche anno fa.

In un successivo momento per ricordare questa vicenda della storia cittadina barese, si è dato spazio alla festa popolare barese "vidua vidue", detta anche "sposalizio del mare"; purtroppo da tempo caduta in desuetudine e che anticamente veniva associata alla festa liturgica dell'Ascensione ed a quella veneziana della "sensa", in cui in quel di Venezia si commemora ininterrottamente da un millennio, la vittoria ottenuta sempre dal doge Orseolo II, nei confronti dei nerentini, pirati insediatisi tra le isole delle splendide coste dalmate ed eliminati dai veneziani nel maggio del 1000.

I rapporti Bari-Venezia non sono stati però sempre così idilliaci o provvidenziali come potrebbe apparire da queste sintetiche note storiche; basti pensare alla contesa che si ingenerò tra le due città adriatiche per l'accaparramento della titolarità delle povere ossa di san Nicola, il vescovo di Myra, seppellite in una chiesetta dell'Anatolia, attuale regione della Turchia. In questa occasione, come è noto, la "piccola" Bari ebbe la meglio sulla potente e ricca Venezia, ma questo è un altro capitolo di quel rapporto che qui si sta cercando di raccontare - senza alcuna pretesa dottrinale, ma in assoluta umiltà discorsiva in un contesto amichevole-, che per secoli è avvenuto tra Oriente e Occidente e che la Puglia e Bari hanno sempre vissuto da protagoniste - nel bene e nel male - in un'ottica di spontaneo ed innato ecumenismo mediterraneo.

   

Saverio Zuccarino

 

 
 
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da "Barisera", 6/09/2007; segnalato da Vito Ricci

 

  

 

 

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