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TERESA MARIA RAUZINO

 

Kalena, finora, ha aspettato… Godot

   

Il Ministero chiarisce che il Comune di Peschici non ha mai richiesto ufficialmente l’esproprio dell’abbazia medievale

  

           

    

Spesso, in Capitanata, chissà perché, non si riescono ad attivare, nonostante i fiumi di parole spesi sull’argomento, concreti progetti di tutela e di promozione dell’immenso patrimonio architettonico che, ad onta dei depliant turistici e dei cartelli del Parco Nazionale del Gargano che pubblicizzano il nostro territorio come meta di turismo culturale, si trova in condizioni di degrado decisamente inaccettabile per un paese civile.

L'antichissima abbazia di Kàlena, in agro di Peschici (FG), scelta qualche anno fa tra i primi “ luoghi del cuore” del Sud Italia, è chiusa da tempo immemorabile, soggetta agli agenti atmosferici che l’hanno ridotta in condizioni di estremo “sgarrupamento” , fra la latitante dimenticanza degli Enti preposti alla sua tutela e la colpevole indifferenza dei proprietari privati che, pur obbligati dalla normativa sui beni culturali, non effettuano, da tempo immemorabile, i lavori di ordinaria e straordinaria manutenzione di cui monumento ha estremamente bisogno.
Come i lettori de “L’Attacco” ben sanno, l’abbazia di Kàlena è stata la protagonista delle cronache della stampa nazionale degli ultimi cinque anni: ha fatto versare fiumi di inchiostro ai numerosi quotidiani e periodici che da anni seguono la sua intricata vicenda, ricca di colpi di scena.

Limitiamoci oggi a riassumere l’ultima puntata della lunga cronistoria.

Due anni fa, oltrepassato il tempo di ragionevole attesa durante il quale fallirono vari tentativi di ricercare una soluzione concordata con i “germani” Martucci per la fruizione dell’abbazia, il Consiglio Comunale di Peschici finalmente delegò il sindaco Franco Tavaglione ad avviare il procedimento di esproprio di Kàlena per motivi di pubblico interesse.

Oggi apprendiamo, da una fonte ufficiale ineccepibile come il Ministero dei beni Culturali, che il primo cittadino non ha mai inviato al ministro Rutelli alcuna richiesta ufficiale di esproprio del monumento.

Lo si evince dalla esauriente risposta scritta che il Ministero dei Beni culturali ha inoltrato l’8 aprile 2007 all’onorevole Lello Di Gioia presso l’Ufficio Legislativo della Camera dei deputati, e per conoscenza all’Ufficio del Segretario generale Area Beni culturali e paesaggistici di Roma, alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le Province di Bari e Foggia e alla Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Puglia:

«All'oggi – scrive la Direzione Generale del Ministero - nessuna specifica attività volta all'espropriazione dell'Abbazia di Càlena da parte del Comune di Peschici risulta agli atti d'ufficio (peraltro per le parti sottoposte a tutela le vigenti disposizioni richiedono la dichiarazione di Pubblico Interesse da parte del Ministero); non si hanno, inoltre, notizie aggiornate su eventuali restauri nel contempo effettuati dal Comune con il finanziamento di Euro 350.000 concesso dal Ministero dell’Economia, né si conosce se la Soprintendenza abbia, infine, esteso la tutela all’intero complesso».

Illuminante anche questo passaggio:

«…. La Soprintendenza ha trasmesso l’esauriente comunicazione del Comune di Peschici, prot. 9373 del 29.12.2005 (che si allega unitamente alla delibera n.25 del 17.06.2005) dalla quale si è appreso che il Comune intenderebbe ricorrere alle procedure di esproprio previsto dal D.P.R. 8.06.2001 n. 37.7 soltanto in caso di mancata sottoscrizione del Patto di convenzione da parte dei germani Martucci».

Il deputato Lello di Gioia, il 27 febbraio 2007, aveva posto al Ministro Rutelli un’interrogazione parlamentare a risposta scritta: gli chiedeva se riteneva opportuno procedere alla ristrutturazione dell'ex abbazia di Kàlena e, in caso positivo, quali misure il Governo intendesse adottare e quale ammontare di fondi stanziare per far tornare il complesso benedettino agli antichi splendori.

Il quesito dell’on. Di Gioia era accompagnato da una breve scheda sulla gloriosa storia di Kàlena e soprattutto della situazione di degrado in cui versa attualmente il millenario monumento: «L'ex abbazia di Santa Maria di Kàlena, sita in agro di Peschici, nella provincia di Foggia, è da annoverare fra le più antiche d'Italia. Le prime notizie dell'abbazia risalgono al 1023, ma si ritiene che sia stata eretta nientemeno che nel 872; il complesso monastico benedettino in questione si trova in uno stato di completo e preoccupante abbandono; Kàlena è diventata il simbolo della sorte dei numerosi, dimenticati e trascurati monumenti di Capitanata, per il quale la comunità peschiciana si è da tempo mobilitata attraverso una serie di iniziative; la più recente delle quali è il convegno «Insieme per Kàlena» del 26 febbraio 2007 presso il Tribunale della Dogana di Foggia».

Ricordiamo che, proprio durante questa tavola rotonda, il sindaco Tavaglione dichiarò ripetutamente alla stampa che non era vero che dal Comune di Peschici non era partita alcuna pratica per l’esproprio di Kàlena. Anzi, era in ansiosa attesa della risposta del Ministero alla sua richiesta, inviata due anni fa.

Ora, dal documento ministeriale, apprendiamo che tutto è fermo da due anni non per colpa del Ministero, ma perché il primo cittadino è rimasto inerte … ad aspettare Godot.

Sembrano perse letteralmente le tracce del finanziamento di 350.000 euro stanziati per Kàlena dal Ministero dell’Economia nel 2005. Il Ministero dei beni culturali, pur avendone chiesto notizie agli Enti competenti, non è stato mai informato della fine che questo finanziamento, da spendere entro il 2007, abbia fatto:

«Con nota prot. 3015 del 19.10.2005, la scrivente Direzione Generale richiedeva aggiornamenti sulla vicenda. Si richiedeva in particolare: se la proprietà avesse predisposto il progetto delle opere di risanamento, consolidamento e restauro del bene, come in precedenza concordato con la Soprintendenza; se il vincolo diretto fosse stato esteso all'intero complesso; se il finanziamento di Euro 350.000, da destinare al restauro del bene, nel frattempo concesso dal Ministero dell’Economia a favore del Comune di Peschici, nell'ambito delle misure dirette alla tutela dei beni Culturali ed usufruibile nell'esercizio finanziario 2005/2007, dopo la presentazione del relativo progetto, fosse stato effettivamente impegnato allo scopo».

L’attuale situazione di degrado dell’abbazia benedettina di Santa Maria di Kàlena, in agro di Peschici (FG), lo abbiamo ripetuto più volte insieme all’arcivescovo Domenico d’Ambrosio, è stata causata dall’ingiustificabile negligenza della Soprintendenza ai beni culturali e architettonici della Puglia, Ente preposto alla tutela dell’abbazia stessa.

Il Ministero chiarisce, nella sua risposta all’on. Di Gioia, che da ben quattro anni ha invitato la Soprintendenza a risolvere l’annosa questione, dando l’ok persino allo stanziamento della metà della somma occorrente per il restauro:

«Con nota prot. 17790 del l9.05.2003, la scrivente Direzione Generale, nel far presente che il Ministero, date le ben note difficoltà, non poteva sopperire direttamente alle necessitá di restauro e rifunzionalizzazion e dell'immobile, rammentava alla Soprintendenza la possibilità dello Stato di concorrere alla spese effettuata dal proprietario, concedendo un contributo pari anche al 50% della spesa sostenuta».

Ma la cosa gravissima è il fatto che la Soprintendenza, sorda a tutte le richieste dell’opinione pubblica e alla normativa Urbani che vincola come “siti di particolare interesse” persino i paesaggi, non abbia ancora provveduto a vincolare l’intera abbazia, come più volte ha dichiarato di voler fare nelle sue note inviate al Ministero dei Beni culturali, che ha richiesto ripetutamente conferme in proposito.

Potremmo dire che Kàlena è rimasta imbalsamata nei vecchi limiti di tutela del 1951 limitati alle due ali dell’abbazia e non a tutto il complesso.

Come se nulla fosse accaduto in tutti questi lunghi 56 anni…

Nonostante l’attenzione dell’opinione pubblica nazionale sia da vari anni fortissima su Kàlena, l’Ente di tutela non ha ritenuto finora di imporre, se non sulla carta, le opportune misure di “conservazione” previste dalla normativa sui beni culturali, concordate con la famiglia Martucci fin dal 2003 e ancora nel gennaio 2006.

Di questi lavori di restauro nessuno di noi, a Peschici, ha mai visto nulla.
Kàlena è diventata invece, e questo è davvero sotto gli occhi di tutti, l’avamposto del Deserto Calenense in agro di Peschici, dove l’unica conservazione (sott’olio) è quella delle piante di capperi che, sempre più invasive e rigogliose, sgretolano inesorabilmente i conci millenari dell’antica abbazia.

 Teresa Maria Rauzino

    

 
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da "L'Attacco", 23 maggio 2007

 

  

 

 

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