RETI
MEDIEVALI |
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Storia
medievale |
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di
Massimo
Montanari |
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in
collaborazione con Giuseppe Albertoni, Tiziana
Lazzari e Giuliano Milani |
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La constatazione dell'inadeguatezza degli strumenti di base per l'insegnamento universitario della storia medievale a fronte dei mutamenti nella struttura dei corsi e del loro inserimento in curricula più brevi e spesso nuovi per impianto, caratteristiche e obiettivi ha indotto autori ed editori a progettare e realizzare volumi che rispondano alle nuove esigenze, rinnovando - innanzitutto dal punto di vista della mole - il tradizionale manuale.
Tra le numerose proposte editoriali annunciate, per prima giunge sul mercato il manuale di
Storia Medievale di M. Montanari (in collaborazione con G. Albertoni, T. Lazzari, G. Milani). Un volume molto curato, che in appena 300 pagine (rispetto alle 500-600 dei migliori manuali scolastici o universitari) propone in trenta capitoli il tradizionale schema dei "programmi" italiani di storia medievale generale.
Un blocco di capitoli iniziali attraversa le tematiche della "trasformazione del mondo romano" prendendo le mosse dalla crisi del III secolo e focalizzando i nodi della diffusione del Cristianesimo e delle "invasioni" germaniche. Sforzandosi di mantenere una struttura cronologica, il manuale prosegue alternando capitoli relativi a Bisanzio nel VI secolo (soprattutto all'Italia bizantina) e all'emergere del mondo islamico con l'esame delle due esperienze romano-germaniche dei Longobardi e dei Franchi (ancora con riferimento precipuo all'area italiana), per fermarsi nell'illustrazione di diversi aspetti della società "altomedievale" con quattro ulteriori capitoli sulle strutture istituzionali del dominio imperiale carolingio, sull'economia e sulla città "vescovile", sulla cultura.
Tre capitoli delineano poi l'emergere dei poteri locali, intrecciandosi con l'esposizione delle trasformazioni dell'assetto dell'Impero e il delinearsi dei "regni" postcarolingi.
Alla svolta dell'XI-XII secolo è dedicato il cuore del manuale, con una successione di capitoli tematici che prendono le mosse da un quadro generale fondato sul mito dell'anno Mille e sulla "mutazione feudale", per presentare in successione, la trasformazione delle strutture ecclesiastiche e delle monarchie, i caratteri del fenomeno comunale italiano (con un breve confronto europeo) e - congiuntamente - l'"invenzione" delle crociate e il delinearsi della cavalleria.
Qui (al XII-XIII secolo) la successione cronologica si interrompe per dar conto molto sinteticamente della trasformazione del mondo bizantino e mediterraneo fra secolo VII e XV, per riprendere in seguito i temi della prima parte. Un intero capitolo delinea - forse, in proporzione, con eccessivo rilievo - le vicende dell'Impero svevo; un altro quelle della fase matura della vita del Comune, un altro ancora offre il quadro del consolidamento delle maggiori monarchie. Due capitoli sono dedicati all'universalismo papale, alle eresie e agli ordini mendicanti. Qui si ferma, peraltro, la trattazione della vicenda della Chiesa, ripresa in seguito solamente dal punto di vista dello stato territoriale pontificio.
Alla crisi del Trecento e agli sviluppi istituzionali dei grandi quadri monarchici e degli stati regionali italiani sono dedicati - con uno sforzo di sintesi molto evidente - tre dei capitoli finali del volume.
Alla fine del manuale un capitolo sull'idea di medioevo delinea le relazioni fra "reale" e "immaginario" nell'elaborazione della nozione e ne discute criticamente l'attualità e la stessa utilità. L'inusuale collocazione conclusiva di tale capitolo (tradizionalmente posto come introduzione allo studio delle vicende medievali) è il frutto della scelta esplicita di sottolineare il carattere di "invenzione" della stessa nozione di medioevo, scelta che ha condotto gli autori a bandire lo stesso termine dall'intera trattazione e a percorrere i temi tradizionali della storia medievale intendendo questa partizione essenzialmente come contenitore cronologico.
Il volume presenta dunque una struttura cronologica, e in esso prevale come filo conduttore l'usuale esposizione narrativa delle vicende politiche e istituzionali. Molta attenzione e molto spazio sono però dedicati alla trattazione di temi-chiave di natura non evenemenziale e segnatamente ai due poli del mondo rurale e di quello cittadino, con un certo sacrificio della dimensione mediterranea e commerciale dell'Europa dei secoli XI-XV.
Ampio rilievo - sia pure in un quadro generale di sinteticità - hanno i riferimenti al dibattito e all'aggiornamento storiografico; a questo e all'inquadramento concettuale di alcuni fenomeni centrali è dedicato, in ciascuno dei capitoli meno "narrativi", un paragrafo introduttivo che delinea criticamente i più importanti orientamenti e le maggiori acquisizioni della ricerca, nella tradizione storiografica e nel dibattito attuale.
Non è facile immaginare una riuscita più coerente con le intenzioni degli autori dello sforzo richiesto dalle esigenze di innovazione sommariamente richiamate in apertura: l'intento sintetico in termini quantitativi non va quasi mai a scapito della completezza e della chiarezza dell'esposizione; la bibliografia di corredo appare aggiornata e accuratamente selezionata per offrire strumenti accessibili e non eccessivamente specialistici; l'impostazione di ciascun capitolo consente un approccio immediato ai temi dello stesso grazie a brevi introduzioni concettuali; gli elementi di aggiornamento storiografico e di illustrazione del dibattito specialistico sono ampiamente presenti e ben integrati nel testo; lo stile narrativo ed esplicativo è limpido ma non banale; la "copertura" dei temi tradizionalmente ritenuti il contenuto essenziale del programma di storia medievale è abbastanza completa e comprende - sia in capitoli specifici, sia abilmente distribuita in altri - prospettive quali la storia della cultura di massa e delle mentalità o la storia del paesaggio agrario (sorprende forse solamente, a questo proposito, la latitanza degli apporti dell'archeologia medievale o della storia della cultura materiale); l'uso di strumenti di facilitazione "grafica" per l'apprendimento è abbastanza moderato da non appiattire il manuale sul modello del testo liceale, ma efficace. Infine, l'abbondanza di carte schematiche - molto chiare ed essenziali - offre allo studente un importante complemento sul versante della sintesi visiva degli eventi e dei fenomeni trattati, rendendo quasi superfluo il ricorso al tradizionale atlante storico.
Reti
Medievali
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Una singolare particolarità del manuale è che il termine Medioevo (con il suo derivato
medievale) non viene mai usato nei primi ventinove capitoli del testo. Solamente nel trentesimo e ultimo, dedicato a
L'invenzione del Medioevo, quasi a sorpresa viene introdotto il termine, con la discussione storiografica e i molti luoghi comuni che a iniziare dal XV secolo, fino ai giorni nostri, hanno contribuito a costruire, modificare e diffondere l'immagine di un'epoca, "inventandola", appunto, come epoca, e conferendole un'identità che dall'interno appare assai difficile da percepire, tanto da chiedersi se veramente possa esistere
un "Medioevo", se non come banalità (tutte le epoche sono un passaggio dal prima al dopo, come ci dice Giusti nella divertente epigrafe posta ad apertura del libro) o come connotazione negativa o positiva - e allora paradossalmente hanno ragione quelli che sui giornali ci raccontano di "cose da Medioevo", o quelli che sognano il "Medioevo esoterico e fatato" alle sagre di paese... |
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