Carmen
Carbonara
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Santa Scolastica, il museo sospeso sugli scavi archeologici
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Presentato lo studio di fattibilità per l’istituzione barese. Per il progetto definitivo ci sarà un concorso di idee
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Sospeso, in parte, sugli adiacenti
scavi di San Pietro e con un camminamento che consentirà
di vedere gli archeologi all’opera. Il nuovo museo archeologico
di Bari nascerà partendo dall’esistente complesso di Santa
Scolastica, ma con una parte ex novo, da realizzarsi appunto
su una parte dell’area di scavo. Sarà perciò un «museo vivo»,
cioè in grado di dialogare con l’area archeologica, così come
vuole Vincenzo Divella, il presidente della Provincia di Bari, ovvero
l’ente proprietario della struttura (ceduta dall’Università
di Bari). Lo stesso Divella ha presentato il progetto di fattibilità
redatto dalla Soprintendenza ai Beni architettonici grazie
ad un finanziamento di 100mila euro ricavato nell’ambito
dell’accordo quadro Stato-Regione per il recupero di diversi
siti del patrimonio culturale barese. Lo stesso cui si dovrebbero
attingere i 3,4 milioni di euro necessari alla realizzazione del primo
nucleo del museo.
Ma perché
si cominci a lavorare al museo, occorrerà redigere un
progetto definitivo. Non prima di aver indetto un concorso di idee
o una gara d’appalto. «Il come sarà deciso con un percorso partecipato
con le altre istituzioni, il mondo della cultura e quello
scientifico», dice Divella. Un orientamento che il presidente
della Provincia ha assunto da un anno a questa parte, da quando
cioè tre associazioni culturali baresi gli scrissero dopo il furto di
reperti dai depositi di Santa Scolastica, allarmate per il futuro incerto
della struttura. In realtà, in un anno, qualcosa
è cambiato: le misure di sicurezza sono state potenziate, ma
non si sa ancora quanti reperti siano stati trafugati perché la società
incaricata non ha ancora effettuato la catalogazione di tutti
quelli (la stragrande parte) rimasti.
Ma proprio perché il percorso
che darà vita al nuovo polo museale archeologico barese deve
essere partecipato, alla presentazione presso la Biblioteca
di Santa Teresa dei Maschi erano presenti numerose istituzioni
(quali Comune, Università, Politecnico, Direzione regionale
per i Beni culturali e paesaggistici, Sovrintendenze ai Beni
archeologici e architettonici), più i rappresentanti del mondo
culturale, di organismi scientifici e di associazioni culturali.
Il progetto era pronto già a
giugno, cioè prima ancora che si potesse avere un’idea precisa
della stratigrafia e dei reperti di San Pietro, dove si è cominciato
indagare a fine maggio scorso per quattro mesi,
vent’anni dopo gli ultimi scavi. «Ma è un progetto
di sola fattibilità, sebbene individui tutte le funzioni della
futura struttura, modificabile qualora i prossimi scavi (già previsti
per un importo di 150 mila euro, ndr) dovessero far emergere
altre necessità», spiega Marcello Benedettelli, il facente funzioni
di sovrintendente ai Beni architettonici, che lo ha redatto.
Gli interventi non si limiteranno
alla realizzazione di una struttura nuova, che occuperà circa il
35% della superficie degli scavi, ma con spazi anche percorribili
nella parte sottostante le passerelle o comunque visibili dalle
parti coperte, come quella per mostre temporanee tutta con pareti
in vetro verso l’esterno.
«Saranno
realizzate modifiche alla struttura di Santa Scolastica –
continua Benedettelli – per rimediare anche ad alcuni interventi
di restauro risalenti agli anni Settanta, che per esempio
hanno occultato i resti di pavimenti musivi. E comunque Santa
Scolastica, così com’è ora, non è adatta per ospitare un museo,
perché presenta problemi di accessibilità per i disabili. Sarà
resa interamente percorribile, dal momento che la struttura
è di per se stessa un museo archeologico con reperti architettonici
inglobati. Mentre i depositi di reperti saranno resi
accessibili agli studiosi».
Ad essere
coinvolto nella discussione intorno al progetto, che si spera possa
dare i suoi frutti definitivi entro metà gennaio, sarà anche il
comitato scientifico (di cui fanno parte Ennio
Triggiani, preside della facoltà di Scienze Politiche
ed ex vicepresidente della Provincia; Emanuela
Angiuli, direttrice della Biblioteca provinciale
e Giuseppe Andreassi, sovrintendente archeologo. In attesa
di vedere i reperti esposti nel nuovo museo, magari a rotazione,
alcuni potranno essere ammirati il prossimo mese (nella
vecchia struttura) in una mostra su «La bellezza e la tavola».
Carmen Carbonara
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