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VITO RICCI

 

Le chiese della città vecchia tra arte e devozione

 

  

   

Si deve a quell’infaticabile ed appassionato studioso che è Nino Lavermicocca la cura di un pregevole libro che porta a riscoprire e a ricordare alla collettività barese le tante chiese presenti nella città vecchia. Il volume, ben preparato sia dal punto di vista dei contenuti testuali (le schede sono di Nicola Cortone) che per quanto concerne l’apparato iconografico (le foto sono di N. Amato e S. Leonardi), si inserisce nel progetto culturale “L’Università adotta Bari vecchia” seguito da un comitato scientifico composto dai professori F. Dammacco, G. Liberati e G. Otranto. Il Magnifico Rettore prof. Giovanni Girone nell’introduzione ricorda l’intenso rapporto tra l’Ateneo barese e la città vecchia iniziato nel 1971 con la dislocazione dell’Istituto di Letteratura cristiana antica in strada S. Giacomo, trasformato nel 1994 nel Dipartimento di Studi classici e cristiani con sede in strada Torretta. Il progetto “L’Università adotta Bari vecchia” vuole essere «una vasta azione di promozione culturale, di salvaguardia e fruizione del patrimonio storico-artistico della città antica», sottolinea Girone. Interessante è il contributo del prof. Otranto che si sofferma sulla città e il rapporto tra questa e i beni culturali, distinguendo la città di pietra e la città vivente rifacendosi a Isidoro di Siviglia (VI-VII sec.) che distingueva tra urbs e civitas.

Prima di addentrarsi tra le chiese sparse in tutto il centro storico, Lavermicocca svolge un’ampia premessa su Bari quale città santa per la presenza delle spoglie di San Nicola, vengono ricordati i pellegrinaggi medievali, la via Francigena, le Crociate, il culto delle reliquie, la fondazione della “ecclesia varina”, la venerazione di una miriade di Santi tanto da poter parlare di una “ouranoupolis”, di una città celeste; viene ricordato il rapporto (spesso scontro) tra la Cattedrale e la Basilica di S. Nicola, la non facile coesistenza di due patroni, sino a giungere al periodo della Controriforma con l’ingresso in Bari degli ordini riformati e la nascita delle confraternite che diedero rinnovato vigore alla costruzione di nuove chiese o alla ristrutturazione di quelle medievali. Vengono annoverate 27 chiese nel borgo antico e nel volume è riportata una piantina del centro storico che ne segnala la precisa ubicazione per facilitarne l’individuazione da parte del lettore-visitatore; infatti il libro curato da Lavermicocca ed edito da Adda può essere usato come una guida per un tour nella città vecchia. Di tutte le chiese vengono trattatati dettagliatamente e con un linguaggio chiaro e discorsivo sia gli aspetti architettonico-artistici che quelli storici. Molto pregevoli risultano le schede presenti nelle pagine del libro che, aprendosi come finestre, inframmezzano il percorso tra le chiese fornendo al lettore utili notizie, curiosità e aneddoti. Spesso si tratta di approfondimenti di argomenti citati nel corso del testo.

Sono previsti tre itinerari. Il primo, intitolato “Tutte le strade partono dal Duomo”, dà ampio spazio alla Cattedrale di S. Sabino, si prosegue per S. Giacomo, Maria SS. Del Carmine, S. Marco dei Veneziani e S. Scolastica. Il secondo percorso è incentrato sulla Basilica di S. Nicola (il titolo dell’itinerario è “La Basilica di San Nicola, omphalòs – ombelico – del mondo”). Viene ricordata la figura del vescovo di Myra, la vicenda della traslazione delle reliquie e la decisione di erigere una nuova chiesa per ospitarle. Gli aspetti storici si intrecciano con i dettagli artistici architettonici in modo assai armonioso. Dalla Basilica si prosegue per le altre chiese: S. Gregorio, S. Anna, dei Gesuiti, S. Gaetano, S. Teresa dei Maschi. L’ultimo itinerario abbraccia tutte le chiese disposte lungo la cinta delle antiche mura (il titolo del capitolo è “Lungo le antiche mura: una cinta di Santità”). Lavermicocca ci rammenta anche l’infausta opera (un vero flagello) del “piccone demolitore” e le chiese oramai andate perdute e distrutte tra la fine dell’Ottocento e la metà del Novecento: il monastero di S. Pietro delle Fosse, il monastero di S. Teresa delle donne, S. Maria del Buon consiglio. Un paragrafo è dedicato alle tante chiese dell’epoca bizantina venute alla luce durante degli scavi archeologici: alcune sono state identificate, altre restano anonime.

Non si può che plaudire all’Università di Bari per aver avviato un progetto tanto impegnativo e di notevole portata, un primo passo per rilanciare lo sviluppo culturale del centro storico. La città antica possiede un patrimonio storico, artistico, architettonico ed archeologico assai vasto e variegato che potrebbe (e deve) diventare una risorsa per lo sviluppo economico e turistico di Bari. L’Università e le altre istituzioni civili e religiose presenti nel borgo antico devono impegnarsi sempre più per il rilancio del centro storico, e all’opera curata da Lavermicocca (alla quale seguiranno altri contributi) va il merito di divulgare la ricchezza di tale patrimonio ricordandola ai baresi in primo luogo, spesso dimentichi della storia e dei monumenti della loro città.

 

Vito Ricci

 

 
 
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